Smartcity e rigenerazione culturale

Ferrara smartcity

Ferrara è una delle principali città italiane della cultura. Per questo motivo si può giocare qui la sfida per lo sviluppo di una nuova cultura della città. Sfida perché la crisi strutturale che stiamo vivendo richiede un profondo ribaltamento di orizzonti e di opinioni, un modo nuovo di pensare e di immaginare lo sviluppo ed il benessere. La cultura e la creatività rappresentano solide chiavi per rispondere alla crisi e per promuovere nuova urbanità, nuova occupazione, nuove economie. Lo sostengono in molti, ci credono in pochi e ancor meno agiscono concretamente.

La breve intro, ripresa dai testi che sono alla base della proposta programmatica di Città della Cultura / Cultura della Città, è la miglior sintesi che ho letto da molto tempo a questa parte per spiegare di cosa si stia parlando a chi non mastica, ogni giorno, i temi della rigenerazione urbana, della social innovation, del co-working e, in gerenale, dell’idea stessa di smart city.

L’espressione città intelligente indica, in senso lato, un ambiente urbano in grado di agire attivamente per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini. La città intelligente riesce a conciliare e soddisfare le esigenze dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni, grazie anche all’impiego diffuso e innovativo delle nuove tecnologie, in particolare nei campi della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica. Il termine purtroppo nel tempo ha visto enfatizzarsi tanto le sue caratteristiche positive – l’idea si sta radicando, spingendo un sempre maggior numero di città anche italiane a domandarsi se sono smart e come possono diventarlo – quanto una certa fumosità di fondo, come sempre endemicamente accade per i concetti ombrello che vogliono cercare di abbracciare ogni aspetto dello scibile umano.

A Ferrara, però, stiamo cercando di rarefare questo fumo.
Lo stiamo facendo, come staff di progetto, studiando strumenti di governance che possano aiutare il processo di trasformazione di una città, che per dimensioni, sostrato sociale e storia culturale può essere un meraviglioso modello di smart city.
Lo stiamo facendo progettando e realizzando eventi a bassa intensità che permettano di riscoprire luoghi addormentati e saperi dimenticati, nell’idea che il rapporto tra chi vive la città e la città possa essere il volano funzionale alla crescita di un tessuto socioeconomico vivo e produttivo.

Mobilità alternativa, gestione efficace e a impatto zero in materia di energia (rinnovabile, efficienza energetica), ma anche essere smart in materia di sanità, trasporti, educazione, sono solo alcuni dei parametri attraverso i quali valutare la gestione consapevole delle politiche messe in atto da parte di una Amministrazione sul territorio che gestisce. Non dobbiamo cadere nel tranello al ribasso di definire smart la semplice gestione al risparmio dell’energia pubblica (lampioni a LED non sono sinonimo di smartness, ma solo un primissimo, timido passo su quella strada) o un sito web ben ottimizzato.

Una Smart City per emergere deve  avere innovazioni visibili e servizi  fruibili. Alcune città italiane hanno  avviato un progetto di Smart City e  molte altre hanno realizzato singoli  progetti innovativi, partendo quindi già da una situazione favorevole. una città, per essere catalogabile come smart city – non che sia fondamentale, ma certo offre un paradigma interessante per valutare un prima e un dopo – deve sapersi dotare di una vision strategica del proprio futuro e di una mission consapevole di punti di forza e di punti di debolezza in grado di gestire la crisi e puntare forte sulle peculiarità che le possono far fare il salto di qualità. Diventa quindi importante identificare le best practices cittadine, al fine di ricavare modelli percorribili, più adatti ad ogni tipologia di città e di situazione locale, con metriche condivise per sapere in che modo si sta migliorando, dove lo si sta facendo e come apportare i correttivi necessari laddove si renda necessario.

E per Ferrara? Cultura, riscoperta e gestione consapevole di immobili addormentati, attenzione alle linee di sviluppo di eventi culturali di grande forza attrattiva, valorizzazione delle caratteristiche di salotto rinascimentale per attrarre turismo consapevole e investitori interessati a portare capitali e know-how in una città che ha la dimensione giusta e la fame giusta per accoglierli (Ferrara, una piccola Berlino, un modello-Ferrara che già in parte ci viene riconosciuto), ma anche sviluppo di servizi che grazie agli open data permettano alla PA di porsi al livello delle città leader del panorama italiano.

 


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